La disuguaglianza di genere, la violenza domestica, la discriminazione sessista, sono questi i temi su cui si è incentrato il progetto "Creature di sabbia", articolato programma di ricerca artistica svoltosi a Lecce da maggio a dicembre, che ha visto protagoniste quattro artiste provenienti dal mondo arabo. Quattro studentesse di accademie di Belle arti italiane, selezionate in seguito ad apposita call e invitate a confrontarsi con le tematiche del progetto, a dodici anni dalla primavera araba, un passato recente che ha segnato e segna tuttora il presente e il futuro di quella complessa area geografica.
Il progetto, oltre alle residenze, ha incluso un fitto programma di laboratori e momenti di confronto dialettico ed esperienziale con docenti, critici esperti dei settori dell'arte e della mediazione culturale, tra il Museo Castromediano e l'ex Convitto Palmieri, e di eventi culturali e incontri multidisciplinari collaterali rivolti all'intera comunità. Obiettivo principale è stato quello di portare a compimento un processo di sensibilizzazione e formazione artistica e sociale sui diritti umani.
Il titolo del progetto deriva dal romanzo omonimo del 1985 di Tahar Ben Jelloum e racconta la nascita di Mohamed, festeggiata con grande clamore e sfarzo dal padre. Finalmente, dopo sette figlie femmine, è giunto un maschio. Quella che sembrava una maledizione che impediva alla sua casa di avere un erede è finita. Tutto perfetto se non fosse che Mohamed
è nato femmina e solo per volere del padre crescerà e verrà educato come un uomo, abituato fin dall'infanzia a essere il prossimo capofamiglia, colui che dovrà reggere la casa e la servitù. Mohamed, nonostante il prestigio della sua posizione, dovrà fare i conti per tutta la vita con un'identità fittizia, frutto di una metamorfosi coatta.
Oggi, alle 18.30, nell'ex Conservatorio Sant'Anna a Lecce, sarà inaugurata la mostra omonima, tappa conclusiva del progetto. Le quattro artiste, selezionate fra quante hanno risposto alla call inviata a tutte le Accademie di Belle Arti e alle facoltà di Discipline delle Arti e dello Spettacolo italiane, sono Mehrnoosh Roshanaei, iraniana, studentessa dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, la tunisina Rafika Ferchichi, iscritta all'accademia di Belle Arti di Bari, Salma Hilmi, marocchina, e Khatereh Safajoo, iraniana, provenienti entrambe dall'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Nel corso della residenza, coordinata da Andrea Laudisa e Alice Caracciolo, le artiste hanno potuto mettere a valore un loro progetto, verificarlo e confrontarlo con docenti, esperti e mediatori italiani. Ne sono derivate le opere in mostra, autentici dispositivi di riflessione ponderata e condivisa. Esse restituiscono in termini concettuali i temi affrontati, mostrandone la cogente attualità e tutta la centralità nel dibattito contemporaneo. "Attraverso una pluralità di linguaggi espressivi - precisano i curatori - le artiste si sono confrontate con la riscoperta delle proprie radici e hanno affrontato il limite percettivo delle diversità culturali parlando un linguaggio universale».
Finanziato da Regione Puglia, il progetto è promosso dall'Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo, in collaborazione con l'Associazione Positivo Diretto, il Polo Bibliomuseale di Lecce, il Comune di Lecce, l'Associazione N.O.I. Salento.