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 La città albanese di Kruja vanta un posto speciale nella storia albanese, ed è la città più volte nominata nell’opera La Città dell’Eroe (1968).
Kruja sorge alle pendici dell’omonimo monte a 608 metri sul livello del mare.
Gli scavi archeologici realizzati nell’area del castello hanno rivelato che Kruja fu abitata dagli Illiri fin dal III secolo a.C. , mentre il vicino villaggio di Zgerddhesh, corrisponde verosimilmente alla città si Albanopolis citata da Tolomeo nel II secolo d.C. L’insediamento di Zgerddhesh fu abbandonato all’inizio del Medio Evo e i suoi abitanti trovarono in Kruja un luogo che offriva una migliore protezione. Kruja divenne, così, un importantissimo centro della cultura Arberesh, come testimoniato anche dagli oggetti scoperti nella necropoli e databili fra il VI e l’VIII secolo.
Kruja viene citata per la prima volta come centro episcopale in un documento che risale all’anno 879. È, inoltre, sede della guarnigione e del governo bizantino fino alla fine del XX secolo. Dal 1190 al 1215 Kruja è anche la capitale del primo stato feudale albanese.
La città fiorisce fra il XIII e il XIV secolo. Nella seconda metà del XIV secolo Kruja diventa la sede di Topiaj per il commercio e l’artigianato. Vicino al castello si cominciano a costruire quelli che sono oggi i quartieri più antichi.
Il museo nazionale “Gj Sacnderbeg” è stato inaugurato il 1 Novembre 1982 ed è ospitato nell’ala sinistra del castello di Kruja.
I curatori del museo sono gli architetti Pranvera Hoxha e Pirro Vaso. È stata scelta Kruja come sede del museo perché la città nel XV secolo fu teatro dell’epopea della guerra contro gli Ottomani che fece conoscere il suo nome in tutta l’Europa. Gli Ottomani, infatti, riuscirono a conquistare la città solo nel 1478, dopo averla messa sotto assedio per ben tre volte (1450, 1466, 1467).
L’edificio rappresenta un vero e proprio memoriale storico. Nell’impianto architettonico esterno si possono distinguere due parti principali: una con sviluppo orizzontale, dove si dislocano le sale più grandi e una parte a sviluppo verticale, come le torri albanesi settentrionali. Gli spazi interni sono stati progettati in modo da creare un intreccio di ambienti che danno vita ad uno spazio senza interruzioni, tale da ricreare la successione cronologica degli eventi storici. Storia, architettura e arte sono legati indissolubilmente come se fossero una sola cosa. E in questa prospettiva di continuità storica sono utilizzati e valorizzati anche elementi architettonici, come le imponenti colonne e gli archi in pietra. Opere d’arte, sculture, in pietra e in legno, ferro battuto, ma anche mappe, opere grafiche, dipinti su vetro, sono ulteriori strumenti, importantissimi nell’approfondimento dell’indagine storica.
Entrando nel museo, si incontra immediatamente un gruppo scultoreo che rappresenta la figura di Gjergj Kastrioti che si staglia nel mezzo di un gruppo di soldati. Il nome dei guerrieri non è indicato: sono i loro abiti e le loro acconciature a rivelare che tutte le regioni del paese parteciparono all’unisono alla guerra. Ci sono anche figure femminili a dimostrazione che anche le donne presero parte alle battaglie. Il gruppo scultoreo è stato realizzato da Janaq Paco e Genc Hajdari.

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